Storia 
A cura di Francesco Melfa
L'Addolorata, o Desolata, è l'ultimo dei 16 gruppi statuari che annualmente escono in processione il Giovedì Santo a Caltanissetta. Questo gruppo o Vara, fu costruito dall'artista Francesco Biangardi (scultore di altre 14 vare) nel 1896, su richiesta dei mugnai, sensali e bettolieri al prezzo di £. 1.200, e attualmente appartiene all'Unione Trasportatori.
Questo gruppo in origine era costituito da due personaggi: la Vergine Madre e un Angelo inviato da Dio per confortarla, che teneva in mano un lungo nastro bianco con la scritta "MAGNA EST VELUT MARE CONTRITIO TUA" (Parole del profeta Geremia e non di Isaia come riportato erroneamente dall'Alesso nel suo "Giovedì Santo" del 1903) che tradotto in italiano sta a significare "IL VOSTRO DOLORE O GRAN VERGINE E' GRANDE COME IL MARE".
Venivano raffigurati anche tutti gli elementi della passione di Cristo: l'asta del Loncino, incrociata con la canna dove era incastonata la spugna bagnata di aceto e fiele, la colonna per la flagellazione e sopra il calice, i flagelli insanguinati, il tamburo, i dadi e la veste di Gesù, la croce in mezzo con la Sindone che pende, e sulla croce era appeso il lanternino di Giuda, la sua borsa e il sudario della Veronica. Sparsi per terra vi erano anche altri momenti della passione: il piatto con i chiodi, il martello, le tenaglie e molti arnesi, la corona di spine, la borsa con i trenta denari, le scale e il gallo che cantò quando Pietro aveva rinnegato Gesù.
Nonostante il grande pregio artistico, la Vara non piacque assolutamente al popolo che avrebbe preferito la Madonna solitaria e diverse critiche negative furono fatte al Biangardi, poiché la molteplicità degli oggetti e la loro sistemazione erano motivo di distrazione e dispersione dello spettatore da quello che è il vero messaggio che l’Addolorata deve dare: un momento di profonda riflessione e raccoglimento.
Tuttavia sono state le parecchie disgrazie subìte da questo gruppo nel corso della sua storia a renderlo come è oggi: nel 1905 a causa di un incendio, il simulacro andò parzialmente distrutto.
Da quel momento infatti, scesero in processione per il Giovedì Santo varie statue raffiguranti l'Addolorata prese da varie chiese della città: Santa Croce, San Domenico, San Giuseppe e della chiesa del Ricovero Testasecca, in attesa che le rimanenze della Vara originale venissero sistemate da Salvatore Cardinale di Mussomeli, allievo di Francesco Biangardi. Questi, riuscì a ricreare il gruppo perfettamente com’era mantenendo il volto ed il busto originale dell’Addolorata.
Nel 1943 invece, avvenne un'altra tragedia: la chiesa di Santa Lucia, dove la Vara era custodita, fu colpita dai bombardamenti della guerra e il gruppo andò completamente distrutto ad eccezione dell'Angelo, e del mezzo busto superiore della Madonna, che venne salvato e conservato nelle mani di privati, successivamente dai Salesiani e infine nelle mani di Don Gaetano Cimino.
Per volere di vinai e carrettieri, nonostante la nuova assenza dell'Addolorata originale, ritornarono in processione le madonne delle varie chiese.
Negli anni '50 e '60, era usanza dei carrettieri che avevano il privilegio di fare i portabandiera di portare la Madonna in processione con il proprio carro trainato dai loro cavalli migliori.
Solo nel 1973 lo scultore Giuseppe Emma di San Cataldo realizzò l'attuale statua ricostruendo le parti della Vara risparmiate dai bombardamenti, mantenendo il volto originale del Biangardi.
Con la scomparsa dei carrettieri, la Vara passò in proprietà ai moderni autotrasportatori che detengono e venerano la Vergine Addolorata tuttora e per tradizione anche i figli e successivamente i figli dei figli.
Le disgrazie del gruppo statuario sfortunatamente non finirono: nel 1974, un filo della luce si staccò durante la processione del Giovedì Santo e la statua della Vergine si fracassò in due, arrivando alla Spartenza tra le mani dei detentori. Nonostante la gravità del danno che fece mal sperare, la Vara venne sistemata in pochissimo tempo grazie ad un eccellente restauro durato pochi mesi.
Nel 1982 Lucia Fedina, sorella dell'ex Presidente Angelo Fedina, realizzò l'attuale mantello che tutt'oggi avvolge la figura della Madonna. Il mantello in velluto nero è uno degli elementi distintivi di questa statua. Il colore scuro del mantello esprime il lutto e il dolore, mentre le bordature dorate e le rose stilizzate che ornano il bordo conferiscono alla statua una certa solennità e maestosità. Il contrasto tra il nero del mantello e l'oro delle decorazioni sottolinea il dramma della sofferenza vissuta dalla Madonna, ma al contempo rimanda alla sua dignità e santità.Tuttavia, sia quando è stata portata in processione senza il manto che quando è stata ricoperta con il soprammanto, ci sono stati dei larghi dissensi per ragioni opposte: quelli che ritenevano che il soprammanto riduceva il pregio artistico delle lodevoli fattezze ottenute dalla combinazione Biangardi-Emma e quelli che vedevano nel soprammanto un riempimento di quella che era una Vara troppo "semplice" rispetto alle altre fino a quel momento.
Sotto il mantello, la Madonna indossa un vestito di colore viola, che richiama il lutto e la regalità, simbolizzando sia il suo ruolo di Madre di Dio che la sua partecipazione al dolore del Figlio. Il viola, oltre ad essere tradizionalmente legato al periodo di penitenza, esprime anche la sacralità della figura, aggiungendo una nota di solennità e reverenza.
Il cuore della Madonna è trafitto da un pugnale, simbolo del dolore acuto e della sofferenza che la madre prova nel vedere il figlio morire. Questo dettaglio è un richiamo alla profezia di Simeone nel Vangelo di Luca, che annunciò che una spada avrebbe trafitto il cuore di Maria, rappresentando il dolore infinito della madre.
Nel complesso, l'Addolorata di Caltanissetta incarna una potente sintesi tra la sofferenza terrena e la maestosità divina, con la sua espressione di dolore unita alla bellezza e alla sacralità della figura di Maria. La statua suscita un profondo sentimento di pietà e di devozione nei fedeli, testimoniando il sacrificio della madre di Cristo nel suo momento più tragico.
Il volto della Madonna è delicatamente modellato, con lineamenti morbidi ma decisamente espressivi. Gli occhi, leggermente alzati, sono pieni di tristezza e malinconia, ma al contempo riflettono una luce di speranza e di fede incrollabile. Lo sguardo rivolto al cielo, racconta il suo dolore per la morte di Gesù, ma anche il suo totale abbandono alla volontà di Dio.
Le labbra sono lievemente aperte, ma non esprimono parole, piuttosto un dolore muto e profondo, come se l'anima fosse sopraffatta dalla sofferenza. La pelle è dipinta con toni pallidi, conferendo un realismo che accentua l'effetto emotivo della Madonna, straziata dal dolore.
Un altro dettaglio significativo è il fazzoletto di stoffa che la Madonna tiene tra le mani. Questo fazzoletto, di un bianco candido con ricami tradizionali, è un simbolo di pietà e delicatezza, e viene tradizionalmente rappresentato nelle statue dell'Addolorata come un oggetto di grande significato. Il fazzoletto è stretto dalle mani della Madonna con grande cura e attenzione, quasi a voler contenere il suo dolore e il suo pianto. Tenendolo tra le mani, la Madonna sembra voler offrirlo come un segno di devozione e di compassione verso il Figlio, che sta per subire il sacrificio supremo. La morbidezza del tessuto, che appare quasi tangibile, crea un contrasto con la durezza del suo cuore trafitto dal pugnale, esprimendo l'umanità della Madonna che si fa carico della sofferenza.
Ai piedi della statua, troviamo un elemento che testimonia la devozione popolare e il legame profondo della comunità con la figura della Madonna. Un cuscinetto di velluto nero è posto come base per la statua.
Nel corso degli anni, il cuscinetto è stato arricchito da soldi e gioielli in oro che i devoti pongono ogni anno come segno di voti, gratitudine e richiesta di grazia. Questi doni, che variano da monete e banconote a anelli, collane e altri gioielli, sono testimonianza tangibile della fede popolare. I fedeli, spesso durante il giovedì Santo, depositano i loro regali come atto di devozione, riconoscendo in Maria una potente intercessora presso Dio. Il gesto di offrire questi oggetti preziosi non solo rappresenta una forma di gratitudine per le grazie ricevute, ma anche una promessa di speranza e di fiducia nella protezione della Madonna.
Sotto il cuscinetto di velluto, è collocata una cassetta in vetro con intelaiatura in legno, che custodisce parte di questo denaro offerto dai fedeli. La cassetta, trasparente e ben visibile, permette di osservare i doni accumulati nel tempo, evidenziando la costante partecipazione della comunità religiosa alla devozione verso l'Addolorata.
Questi doni non sono solo oggetti materiali, ma rappresentano sacrifici personali, atti di devozione, e segni di speranza che i fedeli pongono ai piedi della Madonna, arricchendo l'atmosfera di reverenza e sacralità che circonda la statua. La presenza del denaro e dei gioielli arricchisce simbolicamente l'Addolorata, contribuendo a mantenere viva la tradizione religiosa e il forte legame tra la Madonna e la comunità di Caltanissetta.
L'ultimo restauro è stato completato nel marzo 2006.
L'11 settembre 2016, in occasione dei 120 anni dalla costruzione, l'Addolorata è uscita eccezionalmente in processione, accompagnata dall'Unione Autotrasportatori e da tantissime confraternite arrivate da tutta la Sicilia.
A causa dello stato di emergenza prorogato dal Governo italiano a causa della pandemia da Covid-19, nel 2020 e 2021 la processione non si è potuta svolgere per evitare assembramenti.
L'Angelo
Dopo i bombardamenti del 1943, l'Angelo fu venduto per £. 5 alla famiglia Campo e venne restaurato nel 1971 dallo scultore Emma di San Cataldo.
Come si può vedere in foto, indossa un mantello roseo posto su un leggiadro vestito verde-chiaro con i margini dorati e dall'interno delle maniche si può notare una sottoveste bianca, anche questa con margini dorati.
Insieme alla base sulla quale poggiano i suoi piedi raggiunge circa due metri di altezza.
Il nastro bianco probabilmente andò distrutto e si decise di non ricostruitrlo.
Oggi è possibile ammirarlo all'ingresso del Seminario Vescovile di Caltanissetta.
Storia alternativa
Tuttavia, resta ancora un mistero di come nel 1919 la Vara sia stata descritta dalla scrittrice inglese Louise Hamilton Caico. Questa infatti ci fa sapere che il gruppo in quell'anno era quello originale del Biangardi, e non poteva essere la riproduzione di S. Cardinale, in quanto solamente nel gruppo originale l'Angelo teneva tra le mani il nastro con scritto "MAGNA EST VELUT MARE CONTRITIO TUA" descritto dalla scrittrice, dato che nella scultura di Salvatore Cardinale la scritta era diversa.

History 
Curated by Francesco Melfa